L'EIACULAZIONE PRECOCE

L'EIACULAZIONE PRECOCE

Una buona parte dei consulti specialistici andrologici viene richiesta per problemi riguardanti i disturbi dell’eiaculazione. Affrontiamo prima di tutto l’eiaculazione precoce, o più correttamente, EIACULAZIONE PREMATURA (EP).

 Può sembrare strano, ma per anni gli specialisti si sono accapigliati sulla definizione di eiaculazione prematura. Per qualche tempo una parte degli studiosi ha preferito considerare il disturbo solo nell’ambito di una valutazione di coppia, definendo l’EP come una eiaculazione il cui mancato controllo provocava insoddisfazione in entrambi i partner. Ma tale concetto era troppo vago, e finiva per creare situazioni paradossali.

Facciamo un esempio: un uomo eiacula dopo 5 minuti di penetrazione nel corso di un rapporto con una donna che nel frattempo non raggiunge l’orgasmo. Può essere definita una eiaculazione prematura? Solo da qualche anno si è giunti ad un accordo che fosse “evidence based”, cioè basato su dati scientifici certi e ripetibili. Secondo l’ultima proposta avanzata dalla AUA (American Urological Association) nel 2020, l’EP PRIMARIA viene così definita: una disfunzione sessuale maschile caratterizzata da “uno scarso controllo dell’eiaculazione ed eiaculazione con l’associato disagio che avviene entro DUE minuti dall’inizio del rapporto sessuale con penetrazione fin dall’inizio della vita sessuale (“Lifelong”). Nella discussione di queste linee guida si specifica che il problema deve avvenire SEMPRE o QUASI SEMPRE.

Questa definizione ha il vantaggio di mettere alcuni punti fermi:

 Il disturbo deve essere persistente e duraturo; in altri termini episodi isolati di mancato controllo

dell’eiaculazione sono, per così dire, “normali”, e quasi sempre legati a situazioni ambientali (ansia,

luogo non adatto, scarso affiatamento sessuale della coppia, ecc.);

 La latenza dell’eiaculazione dopo l’inizio della penetrazione deve essere quantificabile in qualche

modo;

 Il disturbo è di entità tale da provocare conseguenze personali.

 L’EP SECONDARIA o ACQUISITA è lo stesso genere di problema che però si verifica solo dopo un periodo più o meno lungo di vita sessuale “normale”.

Le cause sono in buona parte sconosciute, e nel tempo sono stati incolpati l’ansietà, le infezioni genitali, una generica ipersensibilità peniena o la disfunzione dei recettori della serotonina.

 La diagnosi è basata su una accurata analisi della storia medica e sessuale dell’individuo. L’anamnesi (“l’intervista”) sessuale ben condotta è fondamentale, e rivela dettagli non evidenti con un approccio superficiale. Ad esempio, molti uomini vanno dal medico lamentando di essere affetti da eiaculazione prematura, ma il problema di base è in realtà un deficit dell’erezione, cosa che cambia radicalmente gli eventuali accertamenti successivi e la terapia. Inoltre, in almeno il 30% dei casi i due problemi coesistono, creando un circolo vizioso di non facile soluzione.

La cura si basa su terapie comportamentali (tecnica dello “squeezing”), e/o farmacologiche. Le terapie

comportamentali richiedono una buona collaborazione della partner e, in generale, una atmosfera

armoniosa all’interno della coppia perché possano avere successo. Le terapie farmacologiche possono

essere locali (liquidi o creme anestetiche), o generali, basate sull’uso degli SSRI (farmaci nati per la cura

della depressione, di cui sfruttiamo un “effetto collaterale”), della clomipramina (altro farmaco nato come anidepressivo) e della dapoxetina, il primo farmaco specifico per la terapia della EP. Recentemente è stato proposto anche l’uso del tramadolo, un farmaco analgesico che, grazie alla sua azione sulle vie serotoninergiche, allunga il tempo di latenza eiaculatorio in una buona percentuale di casi. Gli SSRI sono effivaci se dati GIORNALMENTE, mentre la clomipramina così come la dapoxetina. Va detto che sia gli SSRI che il tramadolo sono in questo caso farmaci off-label, ovvero non sono registrati per la terapia dell’EP, ma possono essere usati solo dopo adeguato consenso informato da parte del paziente.

Nessuna terapia farmacologica sarà comunque veramente efficace se non accompagnata da una adeguata istruzione ed addestramento del paziente (“coaching”), soprattutto se l’interessato è vittima di alcuni “falsi miti” in campo sessuale. Non di rado mi sono imbattuto in persone assolutamente convinte di soffrire di EP perché il rapporto non si prolungava oltre i “5 minuti”, senza sapere che la media “normale” della fase di penetrazione è circa....4 minuti!Un problema in più è rappresentato da EP perdurante da anni, senza che l’interessato abbia cercato di affrontare il problema per vergogna o imbarazzo. Dopo anni di vita sessuale insoddisfacente la dinamica della coppia è spesso gravemente compromessa, al punto da arrivare, di comune accordo, al tacito evitamento di qualunque rapporto, che diventa così la norma. In questi casi non basta trovare la “pillola” giusta, ma è importante rieducare la coppia alla ricostruzione di una sana intimità.

E per concludere: va assolutamente evitato il “fai da te”, (magari con pseudo-farmaci acquistati su internet), visto che gli effetti di una terapia farmacologica mal gestita possono essere molto gravi.

18 gennaio 2021